non
ho sempre detestato i botti del primo agosto. Li detestavo quando ero
piccola, perché mi facevano paura e mi costringevano con le mani
sulle orecchie, nella cüsina dala zia Curina, senza mai
apprezzarne lo spettacolo. Li detesto oggi per la loro inutilità,
per l'impatto ambientale, perché mi fanno morire di paura il cane -
non solo il mio e non solo il cane, perché sono un immenso spreco di
soldi e perché sono una buona scusa per distogliere l'attenzione dal
suolo, rosso e crociato in tutti i sensi (non solo quello patrio),
per guardare colori brillanti cadere dal nostro angolino di cielo. In
mezzo, mi sono anche piaciuti.
Con
le mie orecchie, non ho mai sentito quelli
veri, quelli dei morti per strada ma senza
luci nel cielo, perché non mi sono mai allontanata più
di tanto dalla festeggiata o quantomeno nella direzione necessaria.
Da certi botti, dicono in giro che è meglio stare lontani. Li ho
sentiti spesso, invece, filtrati dai telegiornali delle reti
nazionali, fossero questi ultimi non davvero in
italiano, non davvero in francese o
non davvero in tedesco. Tanto, i
botti, a differenza dei discorsi, sono comprensibili a tutti.
Li
ho visti, negli occhi azzurri di Adnan, nella
sua curiosità, fame di cibo e di sapere, nascosti dai suoi sorrisi a
denti larghi. Li ho incrociati, senza saperlo con precisione, in
quell'amico delle elementari, inghiottito da un'estate di una decina
di anni fa (tornato o rimandato a casa?), fuggito con la sua famiglia
dal conflitto in Kosovo per vivere qualche anno nella tranquilla
Svizzera e sedersi al mio stesso banco. Li ho visti e letti,
taglienti come lame, sugli articoli di cronaca, sulle fotografie,
raccontati da munizioni e penne, schiette come le tue.
Quest'anno
non mi va bene per niente e non mi va bene niente. Sul mio
letto, o meglio sul mio divano, ci sono due dei miei amori. Il terzo,
fattosi piccolo piccolo, se solo potesse, scomparirebbe. Uno è un
occhio sulla piccola realtà che mi circonda, uno
elettronico che trasforma il mio sguardo in immagine,
della stessa marca del tuo, tra l'altro. Un po' meno professionale,
certo, ma per me va bene così. Forse un giorno lo porterò distante
anche io, ma sarebbe meglio che, quel giorno, non ci fossero più
conflitti da fotografare. Il secondo è un libro, per far passare
questa strana serata. Il terzo si chiama Denver.
Eppure avrebbe
potuto andarmi peggio, lo sappiamo entrambi. Invece no, sono esattamente nella
mia città, che sarebbe poi anche la tua.
Una città che purtroppo non ha deciso
di evitare il frastuono della guerra per festeggiare e
che per farlo degnamente ha pensato bene di usare oltre 25'000
franchi. Ma non è l'unica. A cominciare da Coldrerio - in un
Mendrisiotto silenzioso, privati esclusi - con i suoi 2'500 franchi,
seguito da Airolo, che cerca di dare uno spettacolo all'altezza della
situazione rimanendo nei suoi 3'500.-, per arrivare ad Ascona, con i
suoi 40'000 franchi e concludere, in Ticino, con Lugano, a
primeggiare su qualsiasi fronte (e quindi anche su questo), con i
suoi 175'000 franchi.
Sai,
il tuo Se
Berna mi legge, l'ho letto, per sbaglio, solo dopo aver già
letto Primo
agosto e i miei due amori e dopo essere venuta a conoscenza
delle cifre in denaro usate (sprecate) per disegnare nel cielo questa notte.
246'000 franchi - duecentoquarantaseimilafranchi! - (se
poi vogliamo aggiungerci anche gli stimati 3,5 milioni di franchi di
danni a immobili causati dallo scoppio di fuochi artificiali..) che, ho pensato, avrebbero potuto essere utilizzati, insieme ai 60'000 della
confederazione, per comprare gli attrezzi per il medico che hai
conosciuto o per ricoverare altri feriti gravi in Svizzera. Perché non utilizzare i soldi dei nostri stupidi botti, per
attenuare il frastuono assordante di quelli che esplodono ogni
giorno, senza festeggiare proprio niente, non poi così distante da
noi? Perché non coinvolgere anche
i comuni, sensibilizzando i privati, in
queste operazioni umanitarie di qualità?
Perché non chiedere
questo, e questo soltanto,
per festeggiare il compleanno della patria?

Possibile
che non mi vada a genio nemmeno il primo agosto? Che debba trovare da
ridire anche su quello? Possibile. Non va a genio nemmeno a
me. Tu, però, non smettere di mettere a fuoco, senza artificio, le
contraddizioni di questo mondo, Gianluca, perché non è troppo
quello che chiedi, è troppo quello che non vogliono sentire.