mercoledì 22 agosto 2012

Arredamento

Andremo a stare in una grande casa rosa, a cinque piani, col tetto a punta e le bucalettere del colore delle imposte, o giù di lì. Avremo un balcone. E un grosso congelatore. Non so ancora quanto saranno lunghe le tende, quanto sarà grande il tavolo, quanto luminose le lampade. Non so se ci piacerà, se avremo nostalgia, se sbatteranno le porte o se ci dimenticheremo di chiudere a chiave. Ma so, so di certo, che non dovremo mai sederci per terra. 



« Il blues è reale; non è corrotto, non è pensato, non è un concetto - è una sedia. Non il progetto di una sedia, o di una sedia migliore, o di una sedia più grande, o di una sedia in pelle o particolare - è la prima sedia. Una sedia su cui sedersi, non una sedia da guardare o da ammirare.
Su quella musica ti ci puoi sedere. »


(J. Lennon, 1940-1980)

mercoledì 1 agosto 2012

Caro Gianluca,


non ho sempre detestato i botti del primo agosto. Li detestavo quando ero piccola, perché mi facevano paura e mi costringevano con le mani sulle orecchie, nella cüsina dala zia Curina, senza mai apprezzarne lo spettacolo. Li detesto oggi per la loro inutilità, per l'impatto ambientale, perché mi fanno morire di paura il cane - non solo il mio e non solo il cane, perché sono un immenso spreco di soldi e perché sono una buona scusa per distogliere l'attenzione dal suolo, rosso e crociato in tutti i sensi (non solo quello patrio), per guardare colori brillanti cadere dal nostro angolino di cielo. In mezzo, mi sono anche piaciuti.

Con le mie orecchie, non ho mai sentito quelli veri, quelli dei morti per strada ma senza luci nel cielo, perché non mi sono mai allontanata più di tanto dalla festeggiata o quantomeno nella direzione necessaria. Da certi botti, dicono in giro che è meglio stare lontani. Li ho sentiti spesso, invece, filtrati dai telegiornali delle reti nazionali, fossero questi ultimi non davvero in italiano, non davvero in francese o non davvero in tedesco. Tanto, i botti, a differenza dei discorsi, sono comprensibili a tutti.
Li ho visti, negli occhi azzurri di Adnan, nella sua curiosità, fame di cibo e di sapere, nascosti dai suoi sorrisi a denti larghi. Li ho incrociati, senza saperlo con precisione, in quell'amico delle elementari, inghiottito da un'estate di una decina di anni fa (tornato o rimandato a casa?), fuggito con la sua famiglia dal conflitto in Kosovo per vivere qualche anno nella tranquilla Svizzera e sedersi al mio stesso banco. Li ho visti e letti, taglienti come lame, sugli articoli di cronaca, sulle fotografie, raccontati da munizioni e penne, schiette come le tue.

Quest'anno non mi va bene per niente e non mi va bene niente. Sul mio letto, o meglio sul mio divano, ci sono due dei miei amori. Il terzo, fattosi piccolo piccolo, se solo potesse, scomparirebbe. Uno è un occhio sulla piccola realtà che mi circonda, uno elettronico che trasforma il mio sguardo in immagine, della stessa marca del tuo, tra l'altro. Un po' meno professionale, certo, ma per me va bene così. Forse un giorno lo porterò distante anche io, ma sarebbe meglio che, quel giorno, non ci fossero più conflitti da fotografare. Il secondo è un libro, per far passare questa strana serata. Il terzo si chiama Denver.

Eppure avrebbe potuto andarmi peggio, lo sappiamo entrambi. Invece no, sono esattamente nella mia città, che sarebbe poi anche la 
tua. Una città che purtroppo non ha deciso di evitare il frastuono della guerra per festeggiare e che per farlo degnamente ha pensato bene di usare oltre 25'000 franchi. Ma non è l'unica. A cominciare da Coldrerio - in un Mendrisiotto silenzioso, privati esclusi - con i suoi 2'500 franchi, seguito da Airolo, che cerca di dare uno spettacolo all'altezza della situazione rimanendo nei suoi 3'500.-, per arrivare ad Ascona, con i suoi 40'000 franchi e concludere, in Ticino, con Lugano, a primeggiare su qualsiasi fronte (e quindi anche su questo), con i suoi 175'000 franchi.

Sai, il tuo Se Berna mi legge, l'ho letto, per sbaglio, solo dopo aver già letto Primo agosto e i miei due amori e dopo essere venuta a conoscenza delle cifre in denaro usate (sprecate) per disegnare nel cielo questa notte.
246'000 franchi - duecentoquarantaseimilafranchi! - (se poi vogliamo aggiungerci anche gli stimati 3,5 milioni di franchi di danni a immobili causati dallo scoppio di fuochi artificiali..) che, ho pensato, avrebbero potuto essere utilizzati, insieme ai 60'000 della confederazione, per comprare gli attrezzi per il medico che hai conosciuto o per ricoverare altri feriti gravi in Svizzera. Perché non utilizzare i soldi dei nostri stupidi botti, per attenuare il frastuono assordante di quelli che esplodono ogni giorno, senza festeggiare proprio niente, non poi così distante da noi? Perché non 
coinvolgere anche i comuni, sensibilizzando i privati, in queste operazioni umanitarie di qualità? Perché non chiedere questo, e questo soltanto, per festeggiare il compleanno della patria?



Possibile che non mi vada a genio nemmeno il primo agosto? Che debba trovare da ridire anche su quello? Possibile. Non va a genio nemmeno a me. Tu, però, non smettere di mettere a fuoco, senza artificio, le contraddizioni di questo mondo, Gianluca, perché non è troppo quello che chiedi, è troppo quello che non vogliono sentire.