giovedì 10 gennaio 2013

Una mattina



« Ci siamo svegliati una mattina,
il miele nel cervello
e gli occhi pieni di cicche spente.
Ci siamo svegliati una mattina,
in un letto meno caldo del solito:
l'ascensore dei sogni 
bloccato al piano terra
e nessuna voglia di cantare...
Eppure,
vacca se abbiamo cantato! »

(Davide Bernasconi, 1965*)

martedì 1 gennaio 2013

Anch'io mi chiamo G

E da dieci anni scopro un po' chi sei: un giorno tre passi avanti, un altro due indietro. Sei fuggito dal televisore di un Capodanno qualsiasi, tra un concerto, un Herr Schneider e un inciampo nel tappeto a forma di tigre. Fuggito e presentato in un colpo solo. Dieci anni non bastano a cancellare il tuo sorriso disarmante; ogni volta che ti si vede in giro, si arrampica sulle nostre facce ed è finita. Ciao G, da queste parti espressioni, voce e parole, le tue, non andranno perse.
Di seguito una magra scelta di quel G che ho conosciuto io: Il signor G con Mina, geniale. I soli: la solitudine non è malinconia, un uomo solo è sempre in buona compagnia. Destra sinistra: la so ancora a memoria e forse adesso ho capito che non si riferiva alla mano con la quale si scrive, mi vantavo di essere destra. Quando sarò capace di amare: una delle più belle canzoni d'amore di sempre. E per finire, un estratto da Konfederatti, spettacolo del Cabaret della Svizzera italiana, perché è proprio così: ma manca al Gaber.