venerdì 10 ottobre 2014

La cinofilia a naso che mi ha rotto (in 30 punti 30)

Lo scrivo prima, perché c'è la remota possibilità che qualcuno, scocciato da tutto questo sarcasmo o toccato nel profondo del proprio animo sensibile, non arrivi in fondo al post per poter leggere che in questi ultimi mesi, questi mesi di Gwendolanza - per carità, qualcuno, assolutamente, anche prima - ho incontrato anche gente disponibile, simpatica, formata o semplicemente gentile e interessata, ma che il nervoso a vedere e sentire certe cose mi sale ancora parecchio. L'unico titolo che ho da sfoggiare per aver potuto scrivere quel che state per leggere è la fiducia nel mio cane. In quello di prima (cieca, profonda e immutata) e in quella di adesso (ridente, turbinosa e in vertiginoso crescendo). Il resto, il vostro resto, non mi interessa. Anche a me, come a Socrate, vien da dire: "Più conosco gli uomini, più amo il mio cane."



1. Allevatori simil-seri: mi avete rotto.
2. Allevatori per soldi: mi avete rotto.

3. Allevatori senza basi di genetica: mi avete rotto.
4. Istruttori incompetenti e incoerenti con poveri cani, poveri: mi avete rotto.

5. Assetati di vittoria che vi fate chiamare agilisti senza il "ti": mi avete rotto.
6. Bestemmiatori dentro e fuori ring: mi avete rotto.

7. Proprietari che "il mio cane è buono, non preoccuparti": mi avete rotto.
8. Proprietari di collari a strangolo e idee malsane: mi avete rotto.

9. Istruttori che "qui usiamo i metodi gentili, vietata la coercizione, adesso però strattonalo, sottomettilo, tagliagli le gambe, defenestralo": mi avete rotto.
10. Inventori e fautori di discipline cinofile improbabili, buone solo per chi non combina nulla del resto: mi avete rotto.
11. Compagnie di recupero randagi provenienti dall'altro capo del mondo: per quanto in buona fede, mi avete rotto comunque.
12. Presunti cinofili convinti che siano Border Collies solo quelli bianchi e neri: mi avete rotto.
13. Proprietari che portate cuccioli di razze per così dire "attive" a spasso per ore: oltre che essere deficienti, mi avete anche rotto.
14. Giudici che decidete se assegnare le penalità di zona in base al culo della conduttrice: mi avete parecchio rotto.
15. Proprietari scocciati di esserlo: mi avete rotto.
16. Ciechi fautori della barf: siete nuovi, ma mi avete già rotto.
17. Proprietari che per stare bene dovete continuare ad acquistare cuccioli uno dopo l'altro, col risultato di non star dietro a nessuno di loro: mi avete rotto.
18. Ignoranti e convinti fautori del "dai, lascia entrare anche il tuo cane nel letto": a casa vostra fate quello che volete, come faccio io a casa mia, intanto mi avete rotto.
19. Proprietari e/o istruttori che portate cani in estro sul campo o in gara: mi avete rotto.
20. Fautori del gioco al guinzaglio tra cani sconosciuti: mi avete proprio rotto.
21. Proprietari di cani campioni del mondo del "non so neanche come mi chiamo": mi avete rotto.
22. Proprietari di razze diverse dal Border Collie che additate proprietari di questi ultimi dicendo "eh facile col border, quelli imparano da soli": mi avete rotto.
23. Proprietari di razze diverse dal Border che non vedete l'ora di sbarazzarvi del vostro cane per acquistare uno dei sopracitati e finalmente conquistare il mondo: mi avete rotto.
24. Istruttori con la verità in pugno: mi avete rotto.
25. Pagine ipocrite con nomi in sigla per discutere di cinofilia spinta, col divieto assoluto di utilizzare abbreviazioni e sigle nei post e con l'onnipotente che modera: mi avete rotto.
26. Proprietari che chiedete ai vostri istruttori di portare loro stessi il cane in categorie più alte per poi godervi la gloria del giro in 3 o, peggio, istruttori che chiedete a proprietari di permettervi di farlo senza insegnare a loro il modo giusto per: mi avete rotto un botto.

27. Istruttori che insegnate quello che vi fa comodo, il resto no: mi avete rotto.
28. Conduttori che sbagliate bellamente e ve la prendete col cane: siete ridicoli e mi avete rotto.
29. Proprietari che il vostro cane non è "vostro amico" ma "vostro e basta" e come tale sarà il caso che prenda quello che passa il convento, in tutti i sensi: mi avete rotto all'inverosimile.

30. Proprietari di cani obesi che "il mio cane sta bene, si gode la vita, ne cicio?": non vi rendete neanche conto, mi avete rotto.

e se sei arrivato fin qui, direi che ti meriti anche i punti bonus, dedicati ai cinofilofobi:

a) Signore che riprendete malamente proprietari di cani femmina perché questi ultimi vi pisciano contro il muretto del giardino: suggerirei un corso di fisica, uno di anatomia canina. Intanto mi avete rotto.
b) Signore che borbottate sulla soglia di casa, a proprietari di cuccioli che neanche a pagarli cagheranno mai sull'asfalto, in passeggiata a metri dalla recinzione del vostro giardino, "sarebbe meglio portare i cani a cagare nel bosco": sparatevi una saponetta in bocca random perché mi avete rotto già da una certa distanza.

c) Genitori che non insegnate a rispettare i cani e gli animali in generale ai vostri bambini: mi avete rotto.
d) Persone che "Ma il cane nuovo lo porti ancora dallo stesso veterinario?": uno- non vedo perché non dovrei, due- è degnamente qualificato, simpatico e gentile, tre- mi avete rotto.

giovedì 17 luglio 2014

Every day is a Gwending road (2)

Avevamo lasciato la nostra eroina quasi addormentata con il buon Riki-la-scimmia. E così la ritroviamo, senza sognare di farvi credere che tra un post e l'altro non si sia mossa per niente.


Dopo il pisolino è stata l'ora della pappa, che però, per provare la sua discendenza da Border-Collie-100% da generazioni non ha voluto mangiare dalla sua ciotolina. Pescarla dal misurino a quanto pare è un'operazione più avvincente, soprattutto quando il misurino si rovescia o rimane incastrato sulla zucca.




Dopo lunghe scampagnate in giardino è l'ora di una pausetta. Come location viene scelta la terrazza, ma prima di lasciarla in balia della nostra peste, qualcuno decide di scopettare via velocemente dei fiori secchi. Non sia mai! La piccola Gwendulz, anche in questo caso, non rimarrà con le zampe nelle zampe, indicando dove lei vuole che sia pulito e dove no. Insomma, lei comanda, voi eseguite.


Dopo esserci concessi (noi) una pausa con lei tra i piedi torniamo allegramente in giardino dove la marmocchietta decide di mettersi comoda e riposarsi un altro po' all'ombra.


Lasciata con la Gwendulzitter in giardino, faccio un salto al negozio per animali qui vicino. L'idea è di prendere una pettorina provvisoria, per quando dobbiamo - come oggi - abbandonare per un attimo il giardino. Oggi facciamo la nostra prima visita a quella che sarà la Gwendulz-vet: la nostra Ale.
La pettorina è bellissima, dona a colei che la porta una certa classe, risaltando con il pelo nero (di furia cagnolina del west). I brillantini cuoriciosi riflettono la luce del sole e quella degli occhi di chi la circonda. Inutile dire che nel sacchetto sono finiti anche una pallina (con la quale la signorina ha un rapporto di odio-amore: ossia, mi piace un sacco, ma le abbaio alla stragrande) e un ossicino con la cordicella (BEP BEP... UUuuuUUuUU che bel!).


Dopo la prova pettorina, andata a buon fine - ricordiamo, giusto per fare due risate, che ho dovuto comprarla per Yorkshire/Maltese - tanti vizi con la Gwendulzitter.



La giornata è così trascorsa (per ancora moooooolte ore) tra ricerche, perlustrazioni, giochi, tira-e-molla, vizi, abbaiate, scodinzolii,... Arrivando quindi al momento clou. Quello dell'esibizione canora, anche se ovviamente, la cucciola, non era assolutamente stanca (figurarsi, cfr. sotto). Ha infatti dichiarato di essersi lasciata mettere a dormire solo per noi e di aver finito col leggere ancora due-tre capitoli di Harry Potter 3 prima di cedere definitivamente.







E le esibizioni? La nostra pulcettina comincia a fare il callo sui brutti ceffi che le girano intorno e quindi la notte ha comunque fatto un po' di gorgheggi, ma ad intervalli di tempo più diluiti, permettendoci di dormire un po' di più e dormendo un po' di più lei stessa, così da essere pieni di vita per oggi!



BUONGIORNO A TUTTI






mercoledì 16 luglio 2014

Every day is Gwensday

L'abbiamo aspettata, contoallarovesciata, immaginata, sognata.
Soprattutto: l'abbiamo desiderata e l'abbiamo scelta. Una scelta che richiedeva tempo e coraggio, ma che andava fatta.

Si chiama Blacksheep Gwendolyn, per tutti solo Gwen e per pochi intimi Gwendulz. Vogliamo ammettere fin da subito che ci piacciono i nomi di questo tipo non tanto per le origini scozzesi, ma più che altro per una questione di sadismo. Ci piace mettere in difficoltà il vicinato. Soprattutto le vecchiette.

Dicevo... è arrivata.
E se è arrivata è anche ora di cominciare a raccontarvi di lei e della sua prima giornata intera a casa.
Ore 7:45, dopo notte passata a far conoscere al mondo le sue eccelse doti canore ed infischiandosene bellamente delle leggi dei 60 dB vigenti nella ridente cittadina bellinzonese, la principessina si sveglia e fa capire a modo suo di voler tornare nel suo habitat naturale - il giardino. Fresca come una rosa si appresta ad iniziare la giornata e, come ci fanno giustamente notare, i gorgheggi notturni sono più che giustificati: "io suono, lei canta.".


Dopo aver dato il buongiorno alla zietta e aver salutato i primi vicini, la nostra piccola mascotte, decide di riscattarsi per la notte in bianco, aiutando nelle faccende domestiche e improvvisandosi così aiutogiardiniera.



Ignara del pericolo che incombe inesorabile su di lei (ma che presto riceverà una doccia degna del suo nome),



la nostra pulcettina si riposa all'ombra di un alberello-stile-Natale accanto al viale principale.



Dopo una breve ma rigenerante sosta eccola sfidare, sprezzante del pericolo, i terreni più impervi a caccia delle sue nuove "amiche": le tartarughe.



Non soddisfatta della propria attrezzatura, la borderina decide di attrezzarsi come meglio può, sottraendo con astuzia gli scarponi della zietta.



e preparando una cordata.




Eccola quindi, sulla vetta del giardino, osservare tutto quello che un giorno (praticamente oggi) sarà suo.



e infine godersi un pisolaccio di metà giornata in dolce compagnia.





ehm... 

TO BE CONTINUED


sabato 17 maggio 2014

Cinquantasette tantoper e 57 cigni.

Più o meno due anni fa (più più che meno) avevo scritto, come il buon vecchio Jasper, la lista delle cinquantadue cose che avrei fatto dopo aver sostenuto le ammissioni. Oggi posso affermare con fierezza (va be') che di queste cinquantadue:
- quarantasei sono stata svolte con successo e compiacimento anche più di una volta
- una oggi assume un nuovo significato, che purtroppo non posso cambiare. A luglio la porterò a termine anche con questo nuovo senso.
- una verrà portata a termine (lo spero in tutte le lingue del mondo) entro la prossima settimana.
- quattro rimangono lì.

Oggi ne faccio una versione rinnovata. Non più di cose da fare (forse anche). Semplicemente si tratta di cinquantasette cose da dire. Belle o brutte, banali o articolate. Cinquantasette affermazioni, domande, spunti di riflessioni, parole, stupidaggini o nonsense. Accostate senza pensare troppo. La scelta del numero, più giù.

1. Il corso di storia della musica del giovedì pomeriggio è il più palloso della storia (della musica del giovedì pomeriggio è).
2. Ah, lo faccio di cinquantasette punti perché l'altro giorno alla fermata in Piazza Cigni, ne ho contati esattamente 57.
3. Mi sembrava simpatico dire qualcosa per ognuno di loro (prima volevo battezzarli tutti).
4. Ma li avrei chiamati con dei nomi tipo: Lenny, Roland, Sirius.
5. Sparring Partners è un pugno in una carezza. Nelle risate di Roberto, nelle pacche di Lorenzo. Guardatevelo, merita di essere visto integralmente.
6. Il caffè della macchinetta a Süsswinkel (e non solo) fa quantomeno schifo.
7. Ho ricevuto un mazzo di rose bianche e non avendo un vaso (ora l'ho comprato, ma nel frattempo non si sono sentite tanto bene) le ho messe nella thermos che mi aveva prestato mio fratello.
8. I Flag e questa cosa dell'applauso sapendo mi fa morire dal ridere.
9. Unchained non l'ho ancora ascoltato ma lo farò presto, senza pentirmene.
10. "Non sono razzista ma" what a nonsense, funny phrase.
11. Lucerna è diventata meteorologicamente Londra.
12. Il pianoforte non è il mio forte, ma continua a piacermi parecchio.
13. Al posto di scrivere scemenze dovrei fare una ricerca sul buon vecchio Paul Hindemith che, tra l'altro, era un figo anche nel disegno.
14. Ricevo foto e video direttamente dall'India e la cosa mi piace parecchio.
15. Un bambino sul bus ha chiesto a sua mamma se fossi il papà di un ragazzino in piedi accanto a lui e accanto a me. Mi lascerò crescere la barba.
16. Qualche sera fa ho rivisto una persona dopo diverso tempo. Abbiamo mangiato e riso abbastanza. Abbiamo mangiato riso e riso abbastanza.
17. Le foto della buonanotte sono la nuova hit del momento e le trovo, personalmente, geniali. Trovatevi qualcuno a cui mandarle e da cui riceverle, non deve essere per forza un moroso. Per esempio, la mia non è.
18. Ho trovato la dimensione della stima affettuosa.
19. Un libro di cucina vegetariana ricco di ricette di pesce, utile.
20. Questa sera sono invitata a cena fuori.
21. Le mie tartarughe amano deporre le uova di sabato.
23. Il Phebo, pesce pulitore bionico, riceve nei prossimi giorni una nuova umile dimora, sperando che non sia lui la pianta infestante.
24. Le immagini del naufragio all'Isola del Coniglio, paradiso, ma non per loro. Il silenzio del mare, il respiro dei sub. E l'immenso blu. Ascoltare senza guardare le immagini è quasi più terribile, più intimo e devastante.
25. I love the life I live and I live the life I love. Ora ripetilo 12 volte di fila e beviti un succo.
26. La bellezza dei cavalli del Bisbino. Gli asini del Bisbino.
27. Ho ricevuto i video del progetto del quartetto dei miei docenti di sax con un bassista e un cantante, che storia. PERPETUAL DELIRIUM.
28. Camille Lepage, giovane reporter di 26 anni, fotografa d'eccezione, morta nella repubblica centroafricana facendo il suo lavoro. E molte altre persone con lei, di cui però non conosciamo i nomi.
29. È vietato pescare i pesci con le mani, sorpassare nella colonna della polenta e a destra in autostrada. Nelle rotonde a doppia corsia, la precedenza è per la corsia esterna, se sei sull'interna e non puoi uscire, fatti un giro.
30. Ho visto in giro i manifesti della festa cantonale. A volte mi chiedo se non sia meglio stare zitti.
31. A volte mi rispondo che sia meglio stare zitti.
32. Il senso del taccuino è forse uno dei pochi articoli godibili sul giornale locale dal titolo rosso.
33. Un giorno o l'altro, vincerò la mia battaglia contro le ance. Non fosse per questo, questo studio rimane una figata.
34. Io ho votato. Il nome di quegli aerei mi ricorda la malattia francese. Secondo me è un po' una malattia, come quel "ma" alla fine di una frase più su. Secondo me non si possono spendere così tanti soldi, così tanti che nemmeno si riescono a contare (in realtà non si possono spendere e basta, uguale quanti), per credere di proteggere (???) un paese che non ha bisogno di protezione. No, mi raccomando, ma intanto preoccupiamoci, dei fondi per l'Expo, quelli sì, davvero, che sono una cosa improponibile. Ma la vogliamo finire?
35. Cerco di usare meno lo smart phone e più le smart people.
36. L'Ucraina.
37. Finalmente ascolto e canto Goga e Magoga. Inizia a piacermi, inizio a conoscerlo. Il suo autore è sempre più fuori come una mina, ma "inizia" a piacermi, "inizio" a conoscerlo. La ninna nanna rock è una bomba.
38. Mega voglia di agility, ma questo non significa che i tag sui manifesti delle gare siano una gran prova di tatto.
39. Felicità è ricevere un cornetto gigante la mattina presto.
40. A più o meno tre ore da casa mia, c'è un fagottino che in questi giorni starà vedendo per le prime volte con i suoi occhi il mondo, o meglio, quel piccolo angolo di mondo che per il momento le si confà. Poi lo conquisteremo insieme. Per lei ho scelto ovviamente il quaranta, dove la pecora canta. Piccola Guendalinetta, we'll wait for you.
41. Dovrei ravvivare un pochino questo blog.
42. La lontananza non è mai distanza.
43. Benvenuto M25! La pagina di M13 ti ha chiamato Rock&Roll, personalmente mi sembra una cretineria, ma il ragionamento di base ci sta. Le firme che raccoglie il WWF stanno crescendo. Io proporrei di aderire!
44. here comes the sun uuu.
45. Quanto è bella la sonata per viola di Hindemith?
46. Scegliendo il nome per la nostra nuova piccola pulce in arrivo, ho ripassato un pochino la lingua insegnatami da un gruppo di ragazzini a Galbisio. Senza dimenticare. Mai.
47. Che ne dite di consigliarmi un bel disco o un bel libro, per esempio? O portarmi al mare!
48. Quella voglia che ti prende a notte inoltrata di mettersi a fare artigianato, pittura, musica, biscotti o, perché no, di fare un bell'urlo tanto per vedere che effetto che fa. Insomma, tutto fuorché dormire.
49. Ho fame!
50. Un cigno avrei voluto chiamarlo Frankenstein e un altro Lucignolo (per il secondo nome: che rit, ragazzi!)
51. Vogliamo parlare del trio Fabi, Silvestri, Gazzè?
52. Le cose della scorsa lista che non ho proprio fatto erano: guardare i Flappies e la Spada nella Roccia, passare la giornata (intera) in fattoria, fare causa alla Vandoren, andare a Genova.
53. Il limoncino del Pi è alto una spanna ma ha due fiori.
54. Un tuktuk costa un franco e cinquanta.
55. Il coinquilinaggio ha fondamentalmente rotto i maroni.
56. Mal di Sardegna.
57. Ampi orizzonti. Progetti ambiziosi. Sonni pesanti, sogni leggeri ma importanti.

venerdì 18 aprile 2014

Nome di lui era...

È passato un po' di tempo da quando ho promesso di raccontarvi una serata al Teatro Tan di Biasca. Qualcosa come cinque mesi, in effetti. Ho anche poche fotografie, non del tutto eccezionali. Poche cose da dire e si fa per dire ma, se ci penso bene, tante belle emozioni che camminano sul filo. Non lo sentite anche voi?


Un sabato sera come un altro, ventitré novembre dell'anno scorso.
All'esterno di un teatro che visito la seconda volta nello spazio di poco tempo c'è già un discreto chiacchiericcio. Ci sono due bambine che si occupano di controllare le entrate e le luci basse. E quando finalmente la porta si apre, c'è pure un serpente ordinato e curioso che prende posto.

Oh, due arance. Saranno venticinque palline, quelle colorate sulle scale. Ventisei, ti dico. Un giornale, un libro, una carta geografica. E quello? Deve essere un ramo. Sono rose? Un trenino che proviene diretto dall'armadio dei giochi, una bottiglia con un fedele amico dal pancione e con un bel nasino. Non so voi ma a me sembra una caffettiera, quella lì. Dove? Ma lì, li sopra! Ok, si sono dimenticati di spostare l'aspirapolvere. E lo specchio sotto il lampione. Adesso taci però, che inizia.

C'è che, nelle ore successive, veniamo travolti, tutti, grandi e piccoli, da personaggi strani o del tutto normali (che ritroviamo un po' in ognuno di noi), in equilibrio tra fantasia e realtà. Siamo stati seduti su un bus e ci siamo fatti raccontare una storia che avevamo osservato da un finestrino, come fosse un film muto. E Viktor, sicuramente, ha guadagnato rapidamente il cuore di tutti. Abbiamo cercato di fare andare l'aspirapolvere sopra la nostra ombra che non si staccava più. Abbiamo alzato gli occhi per vedere una rondine in grado di discutere con il suo ramo (e se ognuna di loro lo fosse?). Siamo scesi a una stazione di passaggio, persi in un mercato del sabato, visto una ragazza dietro il banco di un chiosco, stretto i pugni, danzato a nostro modo un ritmo tra Argentina e Zurigo, riso o, riso e, pianto.

È un viaggio, o forse un miraggio, dentro e fuori. Ci facciamo accompagnare da un ragazzo che sta seduto dietro al pianoforte e ce le canta. Ci canta a suo modo le storie di Luca Chieregato, una canzone abusivissima che viene da lontano sì e no, ci "vende" malinconie (un po' sue, un po' nostre) e sorrisi, soprattutto sorrisi. Toccando, qualche tasto in più di quegli ottantotto che gli scorrono come vecchi amici sotto le dita. Si chiama Simone Menozzi, è un cantautore di casa nostra, vostra e soprattutto sua. Fa un po' il figo, a volte, in giro per Zurigo, ma a questo punto, vorrei dire che fa poi anche bene.

Che ne pensi? A me ricordava De André. No, ma non diciamo fesserie, lui ha uno stile suo. Già partono timidi i paragoni nella fila alle mie spalle, un po' fanno sorridere. Sorrido perché quando uno dice che ha scritto una canzone leggendo un articoletto su un giornale di neanche mezz'ora, non si può fare a meno di pensare a Faber che scrive La canzone di Marinella. Sorrido perché oltre a quello - ma evito di dirlo lì, per non farmi rimbeccare da nessuno - io ho visto sfumature dall'ironia di Baccini al pianoforte di Cammariere, sì forse soprattutto Cammariere, da Tricarico a Gazzè, dai calzini di Capossela, al teatro canzone di Gaber, fino alla serenità disarmante dei sulutumana. Dico visto, perché sono sfumature che, secondo me, ribadiscono un po' un'appartenenza, ma che sanno di assimilazione più che di citazione. Dico visto, perché da sentire c'è solo un viaggio nuovo.

Me ne esco, personalmente, abbracciata a o da un vento tranquillo di una canzone con due nomi. Ti terremo d'occhio, se ce lo permetterai. Fatelo anche voi, io ve lo consiglio. Se non d'occhio... almeno d'orecchio. 



P.S. Grazie Giopins per l'assestamento vagoncino. Good job.





















venerdì 4 aprile 2014

Com'è il paradiso

Carla, maestra, signorina
l'unica risposta credibile
messa in tasca da bambina
è che gli animali di cioccolato
sanno di primavera,
prima
vera
rinascita.

Carla, signorina, maestra,
c'è un palazzo che vedo
se guardo dalla mia finestra.
Ci lavorano da mesi,
e mi domando perché mai,
qualcuno lassù non aiuta a portare i pesi.
Il settimo
giorno
potrebbe
riposarsi.

Signorina, maestra, Carla,
volevo dirti che sul Piano,
ci sono il Toni che non parla,
e la Sabina con le briciole in mano,
l'Aldo (solo) dalle orecchie ci sente poco
ma ognuno ha un bel sorriso
e conosce bene il gioco.
Se Lazzaro non fosse diverso da loro
- ma dove poi? -
mio papà farebbe un altro lavoro.

Volevo dirti,
che Pasqua
non significa rinascita.
Che il palazzo
è finito.
Che i miei amici sono
sempre lì.
Che il vescovo è ancora
mio cugino.
E che adesso so
com'è il paradiso.








martedì 18 febbraio 2014

18 febbraio 1940


Tra le parole di Andrea
mi trovo, mi perdo.
Negli occhi di Cristiano,
mi trovo, mi perdo.
Sul sorriso di Angelica,
mi trovo, mi perdo.

In una valigia di ricordi,
su una strada di volti,
nei campi dell'altra verità,
tra le mura di una vecchia città,
o 'nascosta' in un luogo lontano,
di colpo troppo, troppo vicino,
mi trovo, mi perdo.

Ma
mi ricami un sentiero,
più ampio, più bello
col vento negli occhi
e la pace nel cuore.

È lì che mi trovo,
mi trovo.


Auguri F.
Ti abbraccio


domenica 5 gennaio 2014

M'imbrodo (vegetale)

Si avvicinano precipitosamente le settimane più nervose dell'anno. Per finirci dentro degnamente, senza però lasciarsi inghiottire, occorre un po' di carica. La rubo un po' a ognuno di voi, ai sorrisi, ai racconti, alle colombe rubate sul più bello, cose così. Già che ci sono, risfodero anche vecchie parole: non so se ve l'avevo detto (qui sul blog, dico)... non credo. Perché poi in realtà l'ho detto a tutti, uno per uno, saltellando per circa una settimana su una gamba sola e con un sorriso che faceva due volte il giro della faccia. Su un altro blog, quello di uno sguardo dissidente, che mi piace sempre allo stesso modo, una volta - non mi spiego ancora come - ho letto un post intitolato Talento.

Ancora non ci credo. Ancora un sacco di energia da poche righe. Ancora sguardi che si incontrano, che incontro. E ancora io, tra le altre cose. Io che mi chiamo Giovanna.

E a seguire l'inizio della fine e l'inizio dell'inizio.
Ricomincio a fare sul serio. È ora di riaprire le imposte.





mercoledì 1 gennaio 2014

Ciao Piccia,

ci ho messo un po', ma alla fine sono riuscito ad ottenere il permesso, contenta? Queste righe - sappilo - mi sono costate, dopo lunga discussione con il vecchio Fra' (che, ovviamente, comprensivo come al solito, mi ha tenuto la parte, mettendo una buona parola per me con quello che comanda) una pinzata sotto la tunica al Pietro. Tranquilla, come mi hai insegnato tu, sono sempre bravo... ma quando ci vuole ci vuole, eh insomma, era importante! Detto ciò, torniamo a noi.

Finalmente, quando ti sei svegliata questa mattina il duemilatredici era passato. Tutto quanto: andato, finito! Era ora, vero Piccia?
In questi mesi ti ho guardato un po' da dove sono adesso e un po' ti ho seguito senza che te ne accorgessi. Ti ho vista perderti e convincerti di ritrovarti, ti ho sentita ridere forte, ti ho vista con gli occhi luminosi di sempre raccontare di me a chi non mi conosceva, ripetere di me a chi mi voleva bene. Ti ho vista ribaltare biblioteche per uno straccio di informazione, buona a darsi una ragione, una qualunque. Ti ho sentita piangere in silenzio e urlare con quella penna, solo come sai fare tu, che non era giusto, che non ce lo meritavamo. Ho sentito una musica con una sfumatura nuova venire da quel ferro che ti porti appresso, se possibile, ancora più spesso di prima. Ti vedo andare in giro da mesi con il mio collare nella borsa e lottare contro le abitudini, perché, lo so, sono la cosa peggiore. Ti ho sentita fischiare in fondo alla via senza ottenere risposta (oh, come avrei voluto!), girare a vuoto tra gli scaffali dei biscotti alla coop, ti ho vista scendere le scale di corsa per poi tornare indietro solo all'ultimo gradino, sobbalzare ad ogni tuono o smiagolata, mandarmi un pensiero ad ogni botto del Culodanno, come dici tu.

Una cosa per volta, Piccia, d'accordo?
Non prendertela, non prendertela più per chi non capisce che né un giorno né un anno possono riempire il vuoto che ti ho lasciato. Non l'ho fatto apposta, ma questo già lo sai, avrei preferito mille volte essere ancora lì tra le tue carezze e annuire con convinzione a tutte le scemenze che mi raccontavi (ero d'accordo, giuro!), correrti affianco, guardarti negli occhi e riempirti la faccia di baci. Non prendertela più per le cose che non hai potuto fare perché, davvero, non potevi fare più di così. So dei maialini riempiti e svuotati senza battere ciglio per farmi stare meglio e di tutto il resto. Io lo so. So che c'è stato chi ha avuto da ridire anche su questo e so di essere sempre stato la tua scelta, "la migliore di sempre", come dicevi tu. So quanto è stata dura accompagnarmi quel fottuto martedì sera, ma, sai Piccia, mentre dovevi stare lontana, c'era la dottoressa migliore che potevi scegliere a curarmi e, soprattutto, a parlare con me.

Volevo dirti che, se proprio non riesci a mettere da parte la sensazione che sentivi quando appoggiavi le tue mani su un pugno d'ossa (cerca di farlo, per carità, ero un gran figo prima, non ti ricordi?), pensa che per me quelle erano le carezze più importanti.
Se proprio non riesci a ricordarti i miei occhi belli e colore dell'ambra quando erano luminosi (ti rinfresco la memoria),


pensa che ogni giorno, vederti e vedervi, era per me il regalo più grande.

Dimentica in fretta la malattia che mi divorava dentro e cominciava a farlo anche fuori. Ricordati la mia lingua sbauscenta e rosa. E tutti i baci che ti ho dato.


Promettimi di fare uno sforzo, per mettere da parte tutti i pensieri brutti - so che ci stai già provando, ma di solito quando le cose te le dicevo io le facevi più in fretta, i sensi di colpa - non ne hai. Sfodera la gioia che provavi quando passavi del tempo con me. Raccogli tutta l'energia positiva che hai immagazzinato. Ricordati di quanta fiducia riponevo in te. Di quanto eravamo bravi. Pensa a quanto ero zuccone, ostinato, pistola e secchione. Di come mi piaceva fare il primo della classe.


Ricordati che la mia partenza ti ha aiutato a fare luce sui volti delle persone. Alcune di loro ne avevano bisogno. Ne avevi bisogno anche tu. Dimentica in fretta quelli che hanno avuto parole vuote, quelli a cui hai e abbiamo fatto comodo. Quelli a cui piacevano solo i nostri risultati. Ricordati delle lunghe lettere che ti sono arrivate da sguardi che non incontravi da tempo, da chi mai avresti pensato. Ricordati di aver riempito il cuore con le parole e le esperienze degli altri, gli abbracci. Ricordati di chi mi scrive e di chi mi parla, di chi mi pensa, di chi dice "Ti ricordi come?". Lo so che ti ricordi. Devi solo aprire il cuore. Ricordati di chi c'era con me e con te sul pianerottolo delle scale. Di chi è passato a trovarmi quando tutto era già perso ma ancora eravamo aggrappati alla coda (ce l'ha, giuro che ce l'ha!) della speranza.




Forza Piccia. È arrivato il duemilaquattordici. Ho visto che ti stai preparando ad accogliere un altro musetto. Fallo con calma, prendi tempo, ma non avere paura. Per me va bene. Ti farà bene. Certo, non sarà simpatico e intelligente come me, ma sicuramente saprà il fatto suo. Sarà all'altezza. Ritrova le cose che hai lasciato in giro, verranno di nuovo sorrisi grandi, slappate, carezze, corse, lunghe pesseggiate. Verranno di nuovo i tuoi biglietti natalizi con musi simpatici, verranno di nuovo foto uscite bene, scritti con un capo e una coda (soprattutto una coda!), suoni espressivi. Verrà qualcuno ad accompagnarti il dicembre prossimo per la mia candela (se me la accendi anche in questi giorni, va bene) e per il giro del quartiere per vedere le luci. Vedrai che verrà. Gli lascio il mio collare luminoso, quello arancione. Quello era strafigo. Ma molto, molto meno di noi.





Ti slappo super, piccia.
Ti penso sempre.
Non me ne vado mai.
Denver

PS: guarda che ti ho vista.
Non socializzare con i gatti!