lunedì 18 marzo 2013

Cambiée nagòtt

Ci sono cose che, quando nasci, sono già lì ad aspettarti. Un nome, un cognome. Edifici, città, fiumi, strade. Genitori, fratelli. Sono cose che non puoi scegliere. Alcune sono scelte per te da qualcuno che, si presume, ti vuole bene, altre sono dettate dal caso, dal "per forza di cose". A questa categoria di cose appartengono quelle di cui non ti libererai tanto facilmente o non ti libererai per niente. La stragrande maggioranza di esse condizionerà per sempre il tuo mondo, il tuo modo.

Nella mia "questa categoria di cose" spiccano con prepotenza due compagni di avventura insostituibili e invidiabili, e. Insieme a loro l'immancabile Cameramonk. Senza dover rovistare poi troppo tra il resto mi viene a mano il Cabaret. Sì, il nostro cabaret: intendo quello della Svizzera Italiana.

Quando li ho conosciuti io, a dirigere il traffico c'era (sempre) l'Agostinetti e a far musica Zeno Pianola&band. Lo spettacolo era "A san pò pü", quello del 1994. I pipistrelli erano Angelo, Ezio, Stefan e Franco. Gli attori erano il Paolino e'l Candid che però sarebbe stato parte integrante del Cabaret ancora solamente quell'anno, prima di lasciare spazio al Gibi e alla Giovanna da Rorè. Avete capito? La Giovanna da Rorè, la prima donna a far parte del Cabaret porta il mio stesso nome. Gaudium Magnum, all'alba dei miei quattro anni, finalmente, un barlume di speranza si accendeva: forse, prima o poi, avrei potuto farne parte anche io!

Il mio preferito (tra i preferiti) era lo Stefan, che vestiva - ironia della sorte - i panni del pipistrello giallo. Perché? Pelle: amore a prima vista. Le voci non permettono paragoni, ognuna particolare a suo modo, ma come lui non si muoveva nessuno. Dall'inizio alla fine dello spettacolo, fermo non stava mai, fino a quando una gamba non gli ha giocato un brutto tiro. Dal vivo all'azione non l'ho mai visto, perché mi sono convinta ad accettare l'offerta di presenziare in teatro solo a partire dal 2002: prima, la paura dei "pipistrelli", era troppo forte. Ad ogni modo, proprio quell'anno, Stefan cede la sua bombetta a un volto nuovo che aspettavamo di vedere con somma diffidenza. Il cabaret, nel nostro immaginario, o almeno nel mio, non poteva rimanere e non sarebbe rimasto lo stesso.

Com'è piccolo il mondo, com'è strana la vita, mi ritroverò poi dopo qualche anno a seguire i corsi di ubbidienza in cinofila (dal severo Mattia) con Tobia e il suo padrone, un uomo magro in tuta blu, dai capelli e barba bianchi, dalla mimica inconfondibile e dall'aria familiare. E com'è piccolo il mondo, com'è strana la vita, finirò col conoscere personalmente anche il suo successore verso il quale ormai, parlo anche per voi, abbiamo perso ogni diffidenza. Da quando è arrivato, come ci aspettavamo, il cabaret è cambiato. Non vogliamo fare paragoni, non c'è meglio, non c'è peggio: c'è qualcosa di nuovo, com'è giusto che sia. Uno, penso io, che ha avuto il coraggio di trovare una propria dimensione all'interno di un gruppo già rodato, occupandosi, più che di sostituire, di prendere in consegna: un ruolo, una voce, uno spirito ...un movimento di bacino.

Sono passati quasi sette anni dall'ultima volta che siete andati in scena. E molti di più dalla prima. Ma la vostra genialità è che rimanete sempre attuali, freschi e brillanti. Hanno, avete, voluto farci credere che il Cabaret non esistesse più. La verità è che non è vero e noi lo abbiamo sempre saputo, perché il Cabaret non si può cancellare, così, come fosse una rigaccia a matita. La verità è che una cosa che non esiste più non può riempire il Salone Olimpia, non lo può far piangere dal ridere (batterista compreso), non può scovare, tra simpatici vecchini dell'ATTE, anche volti giovani, non unisce generazioni. Una cosa che non esiste più non fa recitare a memoria tutte le battute al proprio produttore. Una cosa che non esiste più, cari miei, non sta in piedi anche dopo un colpo basso dalla sorte. Una cosa che non esiste più, non fa di tutto per portare uno spettacolo di qualità, pur dovendo subire l'assenza di un Piccolo ma grande elemento. Una cosa che non esiste più, cari miei, queste cose non le fa. Non ne fa nemmeno una.

Come dicevo prima, noi abbiamo sempre saputo che, da qualche parte qui intorno, c'eravate ancora. Abbiamo sempre sperato in un ritorno di fuoco, ma dopo tutto questo tempo, quasi avevamo perso la speranza. Del vostro ritorno ho ancora qualche fotografia che, probabilmente, posterò in un prossimo post, accompagnato da un paio di video che mancano alla carrellata qui sotto (il gran finale, non perdetevelo!!). Si tratta di un piccolo regalo che ho voluto farvi, farci e farmi. Siamo noi (1992 - 1987 -1985, registrati nel 1994), i soliti tre che, grazie alla tecnologia moderna, finalmente, riusciamo ad incontrarvi sul palco. Noi ci abbiamo messo tutto quello che potevamo e speriamo che possa essere un piccolo incentivo a farvi tornare in scena per dare un futuro al Cabaret che tanto ci manca, per far riaccendere l'amore per il teatro, la canzone e la creatività nei ticinesini dei giorni nostri, che non hanno avuto il privilegio di sapere che la realtà col Cabaret è più bella. Questa è l'unica cartuccia per convincervi che posso sparare.

Nümm emm cambià nagott (e la nostra versione arriva, promesso) per pudè cuntinuà cul vost.. e nostar Cabaret. Grazie, mitici.










Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho smesso di desiderare un'altra vita e mi sono accorto che tutto ciò che mi circonda è un invito a crescere. Oggi so che questo si chiama "maturità"; quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho capito di trovarmi sempre ed in ogni occasione al posto giusto nel momento giusto e che tutto quello che succede va bene. Da allora ho potuto stare tranquillo. Oggi so che questo si chiama "stare in pace con se stessi".

Quando ho cominciato ad amarmi davvero, ho smesso di privarmi del mio tempo libero e di concepire progetti grandiosi per il futuro. Oggi faccio solo ciò che mi procura gioia e divertimento, ciò che amo e che mi fa ridere, a modo mio e con i miei ritmi. Oggi so che questo si chiama "sincerità".
(Charlie Chaplin, 1889-1977) 

4 commenti:

  1. Da pipistrello giallo mi ritrovo rosso per l'imbarazzo, blu per la serenità e verde per la speranza che queste belle parole possano portare a tutti i presupposti che ci facciano uscire dalla caverna e volare per tante volte ancora.

    Signorina G, lé an sà tant inscì. E anca püssé ma sa ;)

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  2. Sono letteralmente commosso; soprattutto per il fatto che uno spettacolo pensato per gli adulti possa piacere moltissimo anche ai bambini. A dir la verità è sempre stato così. Devo dire che sabato ho avuto il piacere di rivivere le emozioni che mi hanno accompagnato per più di trent'anni

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  3. "Certe cose non accadono spesso nella vita.Dipendono da una congiunzione di tempo e di luogo, dal viaggio terrestre di un determinato essere e dagli impulsi oscuri o coscienti che lo hanno guidato in quel viaggio. Dipendono (chissà?) dagli astri, dalla loro posizione nel cielo, dalla fase della luna, dall'ora in cui è sorta o tramonterà. Dipendono da un'ombra,da una vibrazione dell'atmosfera. Dipendono dall'arrivare al momento giusto nel posto giusto. C'è una probabilità su un milione...eppure succede..." (Saramago)

    Grandissimi...anch'io c'ero e li ho visti piacevolmente emozionati.
    Un pensiero particolare ad Ezio e un arrivederci a presto fuori dalla caverna con nuovi spunti, che da quando siete andati in "pensione" non sono mancati...politica, chiesa, società e garbüi da tüt i dì iè lì che i va specia!

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  4. Carissima Giovanna, vista la tua dimestichezza con il computer (che io non ho) potresti pubblicare su youtube i pezzi (autentici) di "Asanpopü"? Basterebbero quelli qui sopra; su youtube c'è già una ricca raccolta di nostre canzoni e di scenette, ma questi mancano. Ti ringrazio anche per il bellissimo regalo che mi hai fatto con la tua lettera. Cari saluti. Renato Agostinetti

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