domenica 21 aprile 2013

Paris sous la pluie

È solo una volta fuori, questa volta da Paris en Liberté che, di colpo, si viene catapultati in un altro tempo, in un altro luogo; nei vestiti e nei pensieri, nello sguardo (tenerezza, ironia, denuncia) di qualcun altro. Con in mano una macchina fotografica che non è più la tua. E finisci col crederci davvero.








« Les merveilles des tous les jours sont excitants. »
(Robert Doisneau, 1912-1994)








1 commento:

  1. Non mi sono mai piaciute le fotografie "in posa", come se nella realtà che ci scorre a fianco non ci fossero già abbastanza momenti da cogliere e bisognasse crearne di altri, di finti.
    La realtà è tanto complessa e viaggia così veloce che spesso scorre via senza lasciare traccia nello sguardo indifferente di chi sta correndo al lavoro, in stazione o ad un appuntamento.
    Ecco perché queste foto un po' stupiscono, un po' stordiscono: perché restituiscono attimi, parlano di volti, denunciano le contraddizioni, eclissano la città e prediligono la persona.
    Senza una macchina fotografica in mano, tutti questi momenti sarebbero svaniti inghiottiti da un vortice di gente, clacson, smog e pioggia.

    Le foto come antidoto per non essere trascinati via dall'indifferenza e dall'abitudine. Che sia la Parigi del secolo scorso o la Milano del secolo attuale poco importa; raccontano la stessa storia: nella metropoli frenetica ed alienante, tante briciole di umanità.

    f.

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