venerdì 29 dicembre 2017

angelo della neve

Mi chiamo Angelo. Ogni giorno osservo dalla finestra del mio appartamento la strada, la vita. La mia vista non è più quella di una volta, ma il bianco abbagliante della neve riflette il sole fin quassù. A volte, quando le mie gambe me lo permettono, esco. Per le mie scarpe, la strada è sempre più impervia, il gradino più alto, il buco più profondo. Il ghiaccio è scivoloso. Molto scivoloso. Molto pericoloso. Ha nevicato a Bellinzona, la città in cui abito,  ha nevicato sui marciapiedi, qualche giorno fa, anche sulle poche strade che percorro. La neve non mi fa paura, io la conosco: da qualche anno, nevica sui miei pensieri, sui miei capelli, nelle mie orecchie: ci sento poco, ma sul mio cuore buono non attecchisce nemmeno un fiocco. Oggi era un buon giorno, ho infilato il berretto. Ho trovato un piccone e una pala e li ho trascinati, come due stampelle, lungo il piazzale, lungo il marciapiede, lungo la strada, fino alla fermata. Lì, mi sono riposato un attimo e poi mi sono messo a lavorare. Movimenti calmi, lenti, inesorabili. Il ghiaccio respingeva i miei flebili colpi, ma nulla ha potuto contro la calda forza del mio cuore. È arrivata una ragazza. Non so chi sia, ma conosco il suo cane, non sento cosa dice, ma le offro un sorriso di pochi denti: ha impugnato la pala. Ci abbiamo messo poco, insieme, a liberare un passaggio sufficientemente grande. Per le persone anziane che faticano ad alzare i piedi. Per la signora imbellettata, il cui sguardo malizioso e divertito, più che infastidirmi, mi ha spronato.Per le mamme con i passeggini. Per chiunque voglia partire per un viaggio, proprio da qui. Così, dalla mia finestra, potrò immaginare, le storie, le avventure, gli orizzonti di queste partenze. Anche per i cani, se volessero salire sull'autopostale. Questo cane mi sta simpatico. A volte, quando mi ricordo dove abita, passo a trovarlo. A volte finisco lì per caso, allora lo saluto. Se quel giorno piove, non importa: l'acqua dipana i miei pensieri, scioglie i fiocchi. Finito il lavoro, ho trascinato gli attrezzi fino a casa, a piccoli passi.  Domani magari scenderò di nuovo, potrei liberare la fermata di ritorno. Mi chiamo Angelo. Ogni giorno osservo la strada, la vita; mi scalda il cuore.




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