martedì 25 dicembre 2012

15, 16, 17, 18, 19.

Le seguenti porticine trovano origine in una due settimane lucernese, senza pausa weekend. A cominciare da un primo piatto effettivamente un po' esotico e non esattamente come mi immaginavo (però è stato divertente buttarci dentro ingredienti a caso, soddisfazioni della vita) per continuare con la famosa scalinata (o indicazione della scalinata) che porta al Konservatorium. Al numero 17 abbiamo una zona non più troppo centrale, in direzione casa (in minuscolo), con un po' di vagabondaggio e un tempo da non credere. 18 è la cima della scalinata, buttando gli occhi giù verso il lago: panorama che ti mette a posto con il mondo, anche quando il mondo non vuole stare a posto con te. E per finire, se il vagabondaggio continua da un altro lato della città e si taglia per Kapuzinerweg, dobbiamo scendere i gradini davanti alla chiesa - enorme - per lanciarci nel centro. Per fare centro?


« Una sporcheria.
Però:
dolcissima. »

(Alessandro Baricco, 1958*)


« Alle Hindernisse und Schwierigkeiten sind Stufen,
auf denen wir in die Höhe steigen. »

(Friedrich Nietzsche, 1844 - 1900)


« [..] Tanto che ho deciso di crederci, e allora, ecco, quel che volevo dire è che mi fa male vederti navigare curve da schifo, come quella di Couverney, ma dovessi anche andare ogni volta a guardare un fiume, ogni volta, per ricordarmelo, io sempre penserò che è giusto così, e che fai bene ad andare, per quanto solo a dirlo mi venga da spaccarti la testa, ma voglio che tu vada, sei un fiume forte, non ti perderai... »
(Alessandro Baricco, 1958*)


« Chi vuole vedere il panorama,
deve salire il monte. »


« Tutta quella città, non se ne vedeva la fine. La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine? E il rumore. Su quella maledettissima scaletta. Era molto bello, tutto.. e io ero grande con quel cappotto, facevo un figurone, e non avevo dubbi, era garantito che sarei sceso, non c'era problema. Col mio cappello blu, primo gradino, secondo gradino [..]. Non è quel che vidi che mi fermò. È quello che non vidi. Puoi capirlo fratello? È quel che non vidi, lo cercai ma non c'era, in tutta quella sterminata città c'era tutto tranne.. c'era tutto ma non c'era una fine. Quel che non vidi è dove finiva tutto quello, la fine del mondo. Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu sei infinito e, dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi suonare. Loro sono 88, tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu, ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai, e questa è la verità, che non finiscono mai e quella tastiera è infinita.. Se quella tastiera è infinita, allora su quella tastiera non c'è musica che puoi suonare. Tu sei seduto sul seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio. Cristo, ma le vedevi le strade? Anche solo le strade. Ce n'è a migliaia, come fate voi, laggiù, a sceglierne una, a scegliere una donna, una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire. Tutto quel mondo addosso, quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce e quanto ce n'è. Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi, solo a pensarla, quell'enormità, solo a pensarla? A viverla... Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava ma a duemila per volta. E di desideri ce n'erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita. Io ho imparato così. La terra, quella è una nave troppo grande, per me. È un viaggio troppo lungo. È una donna troppo bella. È una musica che non so suonare. Perdonatemi, ma io non scenderò. Lasciatemi tornare indietro, per favore. »

(Alessandro Baricco, 1958*)

Nessun commento:

Posta un commento