sabato 1 dicembre 2012

Porticine a vento

« Capiva solo che nulla è più forte di quell'istinto a tornare dove ci hanno spezzato, e a replicare quell'istante per anni. Solo pensando che chi ci ha salvati una volta lo possa poi fare per sempre. In un lungo inferno identico a quello da cui veniamo. Ma d'improvviso clemente. E senza sangue. »

(Alessandro Baricco, 1958*)

Stamattina è tornato dicembre. Di rami spogli, freddo pungente e ancora qualche frutto fluorescente. È tornato a far invecchiare le montagne e a schiarire le idee. È tornato a farci ripiombare tra lucine e bocce e ingrassare di almeno tre chili. È tornato perché possiamo, come ogni anno, togliere i canditi dalle fette di panettone prima di mangiarlo. Non arriveremo a Natale, quest'anno, dicono. Chi per una ragione, chi per un'altra. Per quanto mi riguarda ho l'impressione che dicembre passerà. Così com'è tornato. Raccoglierà canti e decorazioni, i regali che non ci piaceranno, scartati con cura, perché prima o poi, la carta dell'anno scorso, la useremo di sicuro. E si ubriacherà in una notte senza stelle che sarà difficile da mandare giù. O forse due. Intanto dicembre è attesa. Attesa non si sa bene di cosa, ma dicono che è sempre bene avere qualcosa da aspettare. Aspettare: l'avvento dell'evento.
E allora: non so come andrà finire e non so con che regolarità. Non so come scavalcheremo le difficoltà tecniche e non solo quelle, ma provare non è mai costato niente. Quindi, se non lo avete già, procuratevi qualcosa da smettere di aspettare. Sì, avete capito bene. Smettete di aspettare. Scegliamo una cosa e andiamole incontro, insieme. Oggi, con dicembre, tornano le porticine e il vento che le attraversa fischiando. E, se lo vorrete, quando sarò lontana da maniglie e serrature, o quando avrò perso le chiavi, bussate (potete farlo qui, come ogni anno, o privatamente se preferite) dal vostro lato, con il vostro passo avanti, la vostra foto, la vostra citazione, o anche solamente con il vostro sguardo: non tarderò ad aprire. 




« It matters not how strait the gate,
how charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul
. »

(William Ernest Henley, 1849-1903)

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